Dal 14 marzo scorso ANPAR, insieme a UNICIRCULAR (ora sezione di Assoambiente), ha fatto un grande lavoro di sensibilizzazione e di pressione sulle istituzioni, a partire da ISPRA, i vertici della direzione Economia circolare e del Dipartimento sviluppo sostenibile del MiTE e fino ai ministri Cingolani, Giorgetti e Giovannini.
Abbiamo prodotto un dossier che abbiamo inviato alla Commissione Europea, al Ministero della transizione ecologica al Consiglio di Stato in cui dimostriamo che solo il 20% dei campioni analizzati seguendo gli allegati al decreto, sarebbe reimpiegabile come materia, il resto è destinato alla discarica per inerti.
Abbiamo condiviso le nostre posizioni con FEAD, EuRIC e FIR, le federazioni europee di riferimento per il nostro settore, che come noi, hanno inviato osservazioni e richieste di chiarimento alla Commissione.
Abbiamo condiviso le nostre posizioni con ANCE, CNA, ANEPLA, NADECO, Legambiente, solo per citarne alcuni. Abbiamo inoltre concordato un intervento con le Regioni Lombardia, Piemonte, Sardegna, che a loro volta hanno riportato e condiviso i problemi sollevati dal testo del regolamento EoW in sede di conferenza Stato-Regioni.
Purtroppo tutto questo non ha dato frutto, a parte l’inserimento nel corpo del decreto dell’art. 7 “Monitoraggio”, che però non chiarisce cosa intenda fare il Ministero al riguardo. Abbiamo quindi valutato di tutelare i nostri associati impugnando il regolamento, pur mantenendo se possibile un canale di dialogo con il Ministero anche attraverso alcuni Parlamentari che condividono le nostre preoccupazioni, per richiedere una modifica alla Tabella 2 dell’Allegato 1 con la quale si consenta di derogare a determinati parametri sulla base dell’utilizzo finale degli “aggregati recuperati” (possibilmente inserendo un limite per gli IPA “totali” anzichè distinti).
Tutto ciò che è stato fatto lo trovate sul sito di ANPAR, così come, sul sito, troverete tutto ciò che faremo, che verrà comunicato anche attraverso i nostri Social.
Qualora, tuttavia, non si riuscisse ad ottenere alcun risultato, tra le azioni ipotizzate vi è anche quella di attuare una sorta di “sciopero bianco”, ovvero di accettare solo rifiuti accompagnati da caratterizzazione analitica che escluda il contenuto di sostanze che superano i limiti fissati dal decreto, lasciando pertanto ad altri il problema di trovare una soluzione per i rifiuti inerti con caratteristiche difformi da quest’ultimo.
Considerando i tempi di rendicontazione ufficiale dei rifiuti speciali, infatti, si avrebbe piena contezza dei danni causati dall’applicazione della norma tecnica solo nel 2025/6, con la pubblicazione dei rapporti relativi ai prossimi due anni, mentre l’adozione di una salvaguardia come quella descritta, da parte degli impianti, è necessaria per tentare di evitare che essi si verifichino.